martedì 4 agosto 2015

L'ANTICA RADICE DELLA CALABRIA GRECA


Ci sono circostanze, appuntamenti, ricorrenze il cui solo pensiero mi fa sentire vecchio più di tante altre cose, più del guardarmi allo specchio ogni mattina scoprendo sempre qualche capello bianco che va a fare compagnia agli altri. Ecco, per fare un esempio pratico ieri sera è iniziata la diciassettesima edizione del Festival di musica etnica dell’Area grecanica, si avete capito bene, sto parlando del Palearìza, per chi non mastica il greco di Calabria “l’Antica radice”.
Ieri sedevo su una delle tante panchine del centro di Bova, guardavo il solito via vai di gente recitando il solito copione che si ripete sempre uguale con la via IV Novembre che si trasforma in via dello struscio, in luogo di socializzazione e di incontro, con la musica che passa spesso in secondo piano lasciando spazio a baci, abbracci e strette di mano calorose e a volte, ma solo a volte, addirittura anche sincere. Allora su quella panchina ho ripensato per un attimo a qualche annetto prima, esattamente alla primavera del 1996, ricordando come un flash back anche dove mi trovavo, ero in municipio nell’ufficio di Leo Autelitano, allora primo cittadino, quell’ufficio e più in generale quel palazzo erano un luoghi a me assai familiari, complice il ruolo di mio padre, all’epoca assessore alla pubblica istruzione. Era un pomeriggio come gli altri quando Leo, folgorato su non so bene quale via, esordì con l’illuminazione che non ti aspetti. “Dobbiamo creare un grande attrattore, bisogna studiare qualcosa di nuovo da istituzionalizzare, qualcosa che ci aiuti a portare la gente quassù, che ne dite di una manifestazione per l’estate, una manifestazione culturale o anche musicale ? se non ci riusciamo per questa estate lo dobbiamo programmare  per la prossima”. Ricordo quelle parole, se non famose sicuramente profetiche e lungimiranti, parole oggi ormai quasi del tutto dimenticate e poi si sa, il tempo a volte è assai provvidenziale nell’affievolire certi ricordi, dando la possibilità di ridisegnare la storia, ricostruendo percorsi, ruoli e meriti. Torniamo a noi, dicevamo dell’intuizione, tutto il resto è storia, fatta di conciliaboli fino a notte tarda, riunioni fiume in pomeriggi che profumavano di ginestra e di speranze. È una storia lunga quella di Palearìza, una storia alla quale comunque ad essere onesti, nel corso degli anni tanta gente ha contribuito a vario titolo iscrivendo il proprio nome nel registro dei ricordi e dei meriti. Oggi, ormai da oltre un decennio Palearìza è entrato a pieno titolo nell’immaginario collettivo come sinonimo di musica d’Estate nella Calabria greca e il suo successo non è da ascrivere certo solo alla musica, perché l’antica radice è un vero compendio del meglio che la Calabria greca possa offrire in termini di ospitalità, eno-gastronomia, bellezze paesaggistiche, perché il popolo di Palearìza sa che accanto alla buona musica ha la possibilità di trovare i trekking, la degustazione di prodotti tipici, gli stage musicali tradizionali, ma anche solo la possibilità di visitare alcuni centri storici che invitano a sfuggire la calura insopportabile della costa. Nel 2011 arriva anche il riconoscimento del Ministero del Turismo che conferisce alla manifestazione il marchio "Patrimonio d'Italia" riservato agli eventi culturali che contribuiscono a valorizzare l'immagine dell'Italia e a generare nuovi flussi turistici. Insomma, anche da questo si capisce chiaramente che ci sarebbe davvero tanto da dire su un’iniziativa che, come tutte quelle radicate nel tempo riescono a regalare spunti di riflessione, momenti di analisi e di bilanci rispetto ad un percorso che per molti sa di evoluzione per altri suona come l’esatto contrario, questione di punti di vista. Tra punti di forza e di debolezza, tra detrattori ed estimatori, tra affezionati e semplici curiosi mordi e fuggi, rimane un dato innegabile, ci sono intuizioni che cambiano il corso degli eventi, cambiano il volto ai luoghi, cambiano le prospettive e Palearìza in questo lungo percorso che il prossimo anno guarderà da vicino il ventennio, di strada ne ha fatta davvero tanta, cambiando il rapporto di tanta gente con una montagna fino ad allora piena di stereotipi più o meno enfatizzati. Pensavo anche qualcos’altro su quella panchina tra un saluto e l’altro, mi ripetevo che le opinioni, più o meno sincere, più o meno di parte, sono tutte comunque rispettabili, le paternità di un evento, specie quando estremamente positivo, possono stranamente essere anche molteplici, come quando si vincono le elezioni, non importa chi non ti ha votato, tutti assolti, tutti felici e contenti, tutti sul carro dei vincitori e se un giorno quel carro si dovesse fermare, poco male, vorrà dire che qualcuno salterà giù a spingerlo fino alla prossima discesa

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