martedì 28 luglio 2015

ROCCELLA E IL FASCINO DI UNA NOTTE DI MEZZ'ESTATE


Non più di un mesetto fa, su quella che mi piace definire la nostra rubrica, diciamo pure la "più migliore rubrica che esita", scrivevo dell'esperienza della Coop. San Leo di Bova che da oltre un ventennio è impegnata a far riscoprire l'Area grecanica attraverso dei percorsi di trekking particolari che ripercorrono le orme di Edward Lear, scrittore e paesaggista inglese che nel 1847 attraversò la Calabria a dorso di mulo tracciando quello che i novelli viaggiatori hanno ribattezzato "il Sentiero dell'Inglese".

Ieri sera, quasi la pubblicazione di quel pezzo fosse stata un inconscio presagio, mi sono ritrovato a Roccella invitato dall'Amico Pino Macrì, ad intervenire alla presentazione del suo volume dal titolo "Il tempo, il viaggio e lo spirito negli inediti di Edward Lear". L'occasione è stata assai gradita per una serie di motivi, il  piacere di rivedere vecchi amici che mi hanno fin dal mattino precedente precettato per una pizza post presentazione, poi naturalmente la possibilità di riparlare di un tema, quello degli inediti di Lear particolarmente affascinante rivisitando il minuzioso lavoro di Pino ed aprendo una mia personale finestra su un'Area e una montagna che mi stanno tanto a cuore. Già questo basterebbe per giustificare una serata di mezza estate nel cuore della Locride, ma se così non fosse potrei aggiungere un elemento che ai miei occhi è risultato quello di gran lunga più accattivante. Quando Pino qualche tempo addietro mi chiamò per invitarmi alla serata, dicendomi che il palcoscenico sarebbe stato quello dell'ex convento dei Minimi a Roccella Jonica, fui contento per i motivi che ho già elencato ma anche perché Roccella è un luogo che mi attrae molto, non già per qualsivoglia legame affettivo, quanto per la magia che riesce a sprigionare. Me lo dicevano Luca e Patrizia qualche anno fa. Ora giustamente mi chiederete chi sono Luca e Patria, giusto, scusate, loro sono quelli dell'invito a cena, sono quelli che qualche anno fa mi dicevano che a Roccella ci erano arrivati da turisti lasciandoci il cuore e avevano ragione, loro, direttamente da Manziana sul Lago di Bracciano, oltre al cuore ci hanno lasciato però  anche altro, ad esempio una parte del loro conto in banca, servita all'acquisto di una splendida casetta nel centro storico oggi adibita a b&b. Ma torniamo a Roccella che vi dicevo mi ha sempre affascinato, forse per quel suo castello che vedevo fin da bambino quando eravamo di strada sulla via del rientro a casa, quando si tornava da Catanzaro con mamma e papà nei weekend, a Natale o per le vacanze estive. Superata Caulonia si iniziava ad intravedere quel castello ed il immaginavo re e regine, scudieri ed arcieri, gli stessi che vedevo in TV in quelle serie televisive che ci bombardavano nei pomeriggi degli anni 70.

In seguito, quando verso Catanzaro non si andava ormai più, recuperata definitivamente la via di casa, allora pian piano quella cittadina ridente, dai colori vivi, dal mare cristallino, mi ha sempre suggerito una certa vitalità, allegria, ordine, pulizia, organizzazione più di ogni altro centro di una Locride in quegli anni troppo impegnata tra piombo, sequestri di persona e sirene dei Carabinieri. Col tempo ho scoperto tante altre cose che mi hanno aiutato a confermare quelle che all’inizio erano solo sensazioni.

Quando arrivi a Roccella non so perché respiri un'aria particolare e non si tratta solo dello iodio che prendi a pieni polmoni di fronte al porticciolo turistico, il profumo che avverti è un insieme di essenze che suggeriscono in modo chiaro il connubio tra cultura, natura e turismo. Se le ultime due sono assai evidenti, la prima, la cultura, la devi percepire con attenzione, perché Roccella è una realtà culturalmente molto viva, con un brulicare di iniziative in tutti i periodi dell'anno, una tradizione massonica ed esoterica secolare e un misticismo  che percepisci subito e certamente non solo guardando il castello.

Credo che quanto appena detto possa bastare a giustificare il mio viaggetto in pieno luglio e la relativa rinuncia all'aria fresca di Bova, quella che la sera ti costringe al golfino con la manica lunga, mentre sulle rive dello ionio il tasso di umidità rende l'aria insopportabile. Bene, so di avervi scocciato, ma vorrei chiudere da dove ho iniziato, giusto per non perdere di vista l'argomento principale, sto parlando naturalmente te del lavoro di Pino Macrì. A lui il mio grazie per l'invito, per la possibilità del dialogo e dell'incontro su tematiche che avverto mie per spirito e materia, in ultimo e non certo per importanza, un grazie perché occasioni come quelle di ieri accendono un elemento a cui di sovente siamo costretti a rinunciare, l'empatia e il sentimento, la cui assenza ci regala sempre una certa solitudine pur stando in mezzo a tanta gente.

Nessun commento:

Posta un commento