domenica 24 novembre 2019

PENSIERI E IMMAGINI. AVEVO LE KICKERS E UN GIUBBOTTO DI VELLUTO A COSTE

Le Kickers zuppe d’acqua fino alle caviglie, il giubbotto di velluto a coste talmente bagnato da pesare il doppio, le mani intorpidite a non sentirle, le guance viola ed il viso quasi cianotico. C’era quasi sempre la voce roca del vento freddo ad accompagnare le urla di mia madre che imprecava dal balcone intimandomi di rientrare per evitare una febbre quasi certa che mi avrebbe fatto perdere certamente una settimana di scuola. Poi c’erano i piedi infilati quasi fin dentro il braciere che rilasciava quel profumo di carbone mescolato a quello delle bucce di mandarino o di mela che mi divertivo a spezzettare e lanciare sul fuoco. Mio padre preparava la salsiccia al cartoccio da poggiare direttamente sulla brace, un gesto consueto a metà strada tra rito antico e necessità di riscaldare lo stomaco che quasi non rispondeva più. I primi ricordi legati al mio rapporto con la neve, hanno un sapore intimo e familiare che mi restituisce una struggente dicotomia. All’inalienabile sensazione di freddo, per quell’aria pungente che tagliava la pelle, per quelle assenze che non avrei mai più colmato, si unisce un ricordo tiepido che diventa via via sempre più caldo e che ritrovo nell’idea, nelle immagini di quel braciere che ho ancora negli occhi, nel sapore di quella salsiccia, nel pensiero di casa come unico approdo sicuro per il corpo e per l’anima.

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