sabato 11 febbraio 2017

BRUNU LU GUARDIA, STORIA DI UNA MONTAGNA CHE NON C'E' PIU'



“Eu su dill’Asprumunti di la Mmendulìa di Mesapotamò la campagna aundi criscìa”. Ci diede il benvenuto a modo suo Bruno Stelitano, quando, qualche anno addietro lo raggiungemmo a Melito Porto Salvo in casa sua, la sua nuova casa da più da quarant’anni, perché Bruno in realtà è un figlio di Roghudi uno di quelli che in quell’angolo di montagna abbandonato  troppo in fretta hanno lasciato il cuore. 
Ha due occhi profondi di chi la vita la sa leggere col suo carico sofferenze non sempre dispensate in modo equo. Non è uno come tanti Bruno, è uno che della vecchia  Roghudi sa davvero tutto,  lui che anche ora a distanza di tanto tempo per la sua gente rimane “Brunu lu guardia” proprio così, perché prima di congedarsi da impiegato comunale ha ricoperto per dieci anni il ruolo di guardia municipale e campestre. Con lui ad accoglierci in un freddo pomeriggio di domenica di inizio primavera c’erano la moglie, la figlia, qualche nipote e un piccolo cagnolino che ci diede  il benvenuto in modo a dir poco esuberante provando con i denti la consistenza dei miei pantaloni. Niente paura ci disse la signora, fa così ma poi è buonissimo. Ci accomodammo in cucina e chiesi subito se gli avesse fatto piacere condividere con noi qualche aneddoto sulla sua esperienza lavorativa, gli chiesi di regalarci qualche cartolina di un Aspromonte che ormai da tempo non c’è più. “Nina prepàrandi nu cafè. Gianfranco da dove volete che comincio ? a guardarla oggi vecchia Roghudi  non si può neanche immaginare cosa fosse, era un brulicare di gente per quelle viuzze strettissime dove  tutto sommato stavamo bene. Facciamo così parto dall’inizio, parto da Mesapotamò la zona che mi ha visto nascere, la sono stato fino all’età di 7 anni poi fino ai 18 sono stato in collegio a Reggio Calabria a studiare prima in quello di  Sant'Antonio poi a San Prospero. Tornato a Roghudi dopo una breve esperienza nella capitale ho iniziato a lavorare nel 63 come guardia municipale e campestre. Dieci anni in cui mi dividevo tra il lavoro di controllo alle’sterno e le mansioni all’interno degli uffici comunali  cui ero prestato a causa della carenza di organico. Dal 73 in poi fui trasferito in pianta stabile alle mansioni di ufficio” Nel 71 il trasferimento in marina, prima di proseguire mi piacerebbe sapere come avete vissuto quei momenti. “toccate un tasto dolente, come volete li abbia vissuti, vi dico solo questo, quando raccogliemmo con mia moglie le poche cose e ci avviammo con le bambine a lasciare il paese mi girai verso casa e mi misi a piangere, era il 10 Marzo del 71,  pensai che stavo lasciando la mia casa, mio padre sepolto la e con lui anche i tanti sacrifici che aveva fatto per tirarmi su, giudicate voi quale poteva essere il mio stato d’animo”. È rotta dalla commozione la voce di Bruno una commozione che ci coinvolge. Scusate la parentesi, torniamo al passato raccontatemi qualcosa. “nessun  problema, figuratevi. Dunque un anno dopo avere preso servizio mi sono sposato, era il 64 nel 65 è nata la mia prima bambina. Quelli a Roghudi sono stati anni durissimi ma belli,la mattina il lavoro in Comune il pomeriggio a dare una mano a mia moglie nella gestione di un piccolo negozio, un  bazar dove si vendeva e si comprava di tutto, dalla merceria ai generi alimentari.

Ecco mi avete suggerito una domanda, quali attività c’erano a Roghudi ? all'epoca c'erano quattro generi alimentari, una macelleria, un  tabacchi e diversi bar o comunque luoghi dove si giocava a carte e si beveva vino. Ora vi racconto un episodio curioso di quando conobbi  il glottologo tedesco Rohlfs. Lui comparve in comune a Roghudi in un n giorno d’inverno dicendo se fosse possibile trovare alcuni anziani per una ricerca sui proverbi, il sindaco non c’era e lo feci accomodare dietro la sua scrivania portando alcuni anziani che si sedettero all’interno della stanza. In quel momento arriva il nuovo segretario che prendeva servizio proprio quel giorno, avvicinatosi alla stanza sente Rohlfs che ripete a voce alta una filastrocca intrisa di parolacce irripetibili. Trovo il segretario basito davanti alla porta che non riusciva neanche a parlare, fino a quando non gli spiegai che si trattava di uno studioso che raccoglieva antichi proverbi, solo a quel punto mi guardò e sorrise. Evidentemente il poveretto aveva scambiato Rohlfs  per il sindaco credendolo in  stato confusionale. Vi lascio immaginare che siparietto da ridere”. Qual’era in quegli anni l’organico del comune ? “c’era appunto il segretario, poi c’erano un applicato, un vigile ed il custode del cimitero mentre un’altra particolarità era quella della riscossione del dazio, Roghudi era infatti l’unico comune della provincia a riscuoterlo in proprio. Poi c’è un’altra cosa assai curiosa. Come di certo saprete, la frazione Ghòrio rappresenta in realtà un vero e proprio paese a se, appena due chilometri più a monte e le questioni di campanile sono state nel tempo sempre accesissime, toccando il culmine nei periodi elettorali. Mi spiego meglio, quando c’erano le votazioni comunali si attuava una curiosa alternanza, ad un sindaco che proveniva da Roghudi doveva necessariamente seguire uno proveniente da Ghòrio ed allo stesso tempo si attuava un altro curioso incrocio, se il sindaco proveniva da Roghudi il resto della giunta era scelto tra i candidati della frazione, insomma una sorta di tacita compensazione.  Oltre a quello del segretario con Rohlfs, immagino quanti altri aneddoti ! “certo gli aneddoti sono tanti ma così su due piedi non mi vengono davvero in mente, però  qualcuno lo ricordo, più che aneddoto si tratta di una situazione per molti rimasta misteriosa. Ad un certo punto, non ricordo bene l’anno, comunque tra la fine degli anni 60 e l’inizio del decennio successivo comparve in paese un professore greco ospitato nella canonica della chiesa. In paese tutti lo conoscevano come uno studioso giunto dalla Grecia per motivi di studio legati alla lingua. 


Il professore si integrò benissimo e passava le giornate ad insegnare musica ai bambini ed ai ragazzi. Stette in paese per qualche anno, ne perdemmo le tracce all’indomani del trasferimento dell’abitato in marina e la storia finì la, fino a quando scoprimmo solo a distanza di tanto tempo che si trattava di un rifugiato politico giunto da noi per sfuggire alla dittatura dei colonnelli. Scoprimmo inoltre che l’uomo, di cui non ricordo il nome, dopo il 74 una volta caduto il regime fece rientro in patria ricoprendo anche prestigiosi incarichi nel parlamento greco. Gianfranco dovete tornare a trovarmi perché ci sono tante cose che vi voglio raccontare, per ora vi ringrazio. Per cosa signor Stelitano ? “per avermi fatto ricordare momenti particolari della mia vita. Quello che provo per Roghudi non è un semplice ricordo è un amore mai dimenticato e quando ne parlo sento una stretta al cuore”. Grazie a voi signor Stelitano, vi lascio con l’impegno di rivederci.

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