lunedì 24 settembre 2018

GRECIA, MAGNA GRECIA, EUROPA. CON BOVA LYFE VERSO UN FUTURO CHE PROFUMA DI STORIA

Un omaggio alle radici greche e magno greche dell’Europa, tributato attraverso un doppio appuntamento, l’ennesimo di alto spessore culturale promosso dall’Associazione Bova Lyfe. 

È stato certamente questo il filo conduttore della due giorni dedicata al tema “Grecia, Magna Grecia, Europa”, un evento che ha visto come suggestive cornici il Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria e lo Spazio Cultura del comune di Bova, uno dei borghi più belli d’Italia. L’iniziativa realizzata proprio in collaborazione con il Museo di Reggio Calabria e l’Ambasciata greca in Italia, è stata fatta volutamente coincidere con le Giornate Europee del Patrimonio Culturale, sabato 22 e domenica 23 settembre 2018. Oltre al coordinamento scientifico del Professore Louis Godart, archeologo e filologo di fama mondiale, membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei e già Consigliere per la Conservazione del Patrimonio Artistico presso la Presidenza della Repubblica Italiana, hanno preso parte all’evento anche l’Ambasciatrice Greca in Italia, Tasia Athanasiou, la Direttrice del Museo Bizantino e Cristiano di Atene, Katerina Dellaporta, il Professor Filippo Avilia, dell’Università IULM di Milano, ed i Professori Pasquale Amato dell’Universita per Stranieri di Reggio Calabria e Giuseppe Caridi dell’Università degli studi di Messina. 

Volendo andare oltre la cronaca, sono certamente tanti gli spunti di riflessione, a margine di una due giorni intensa e ricca di contenuti, tanti quanto gli appuntamenti che negli ultimi due anni hanno fatto accendere i riflettori su una nuova realtà associativa come Bova Lyfe, che definire patrimonio solo bovese sarebbe di certo riduttivo. Ho imparato a conoscerla Bova Lyfe, l’ho fatto attraverso gli occhi, la voce e soprattutto la personalità vulcanica e romantica del suo presidente, quel Saverio Micheletta, già protagonista, proprio nella sua Bova, della realizzazione del museo della civiltà contadina, un percorso all’aperto attraverso cui si rievocano le radici agro pastorali della terra dei greci di Calabria. Non fa mai nulla per caso Saverio Micheletta, ogni azione ha una sua prospettiva e nel caso di Bova Lyfe la prospettiva ha un sapore nobile e profondo, custodito in uno scrigno che conserva un’idea di ampio respiro. 
Un incontro di spessore internazionale come quello appena archiviato assume un valore che nelle intenzioni del suo ideatore va certamente oltre quelli che possono essere i pur pregevoli contenuti accademici, assumendo il profondo significato di un salto oltre i confini regionali e nazionali, attraverso cui si vuole porre all’attenzione europea il contesto della Calabria greca, restituendo a Bova, culla della grecità calabrese e con essa ad un’intera area geografica e culturale la giusta dignità, figlia di una cultura millenaria. È già difficile immaginare percorsi a lunga gittata, figuriamoci realizzarli, lo sa bene Saverio Micheletta che conosce il dna di una terra come la Calabra e quello del Sud più in generale, dove spesso a vincere sono l’apatia e la mancanza di prospettiva. Pensare a dove si vuole andare, ancor prima di aver acceso il motore dell’auto, è una pratica che dalle nostre parti appare tanto scontata quanto poi inattuata, ecco perché quando raramente si ha la fortuna di incontrare la lungimiranza di menti illuminate, la si deve abbracciare a piene mani, e poco importa quanti saranno gli abbracci e la loro intensità, poco o nulla importa se saranno tutti sinceri, perché in una terra arida di tutto, priva com’è anche della forza di immaginare un futuro, c’è chi quel futuro lo immagina e cerca addirittura di scriverlo per regalarlo a chi avrà forza e voglia di leggerlo. Almeno un grazie sincero a Saverio Micheletta lo dobbiamo, per quella sua affatto scontata capacità di indicare una via maestra da  percorrere, restituendo a tanti il gusto del bello e con esso anche solo una speranza di immaginare un prosieguo che vada oltre le omologazioni di una società sempre più imbruttita, povera di sentimenti e lontana dalle periferie, cuore ancora pulsante di un’Italia minore che chiede solo di poter continuare a vivere.

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