martedì 27 ottobre 2015

L'INFINITA PAZIENZA DEI LUOGHI DELL'ANIMA

(Foto, pagina facebook Pietrapennata)



Ci sono luoghi attraversati da una straordinaria lentezza, la stessa che serve per capirli fino in fondo. L’altro giorno mi è capitata per le mani una vecchia guida turistica stampata dalla Comunità Montana Versante Ionico Meridionale negli anni 80, molti la ricorderanno, si chiamava “I Luoghi della Ginestra”, si presentava in un pratico formato ricco di contenuti, foto e notizie utili.
L’ho riguardata con attenzione e nel riguardarla mi hanno colpito alcuni dati ed alcune foto. Poi mi sono detto che in fondo non c’era nulla di così eccezionale, nulla di cui meravigliarsi era solo l’effetto del tempo che passa e che rende normale trovare in quelle foto tante facce che oggi non ci sono più o rintracciare nelle statistiche demografiche un’accelerazione inarrestabile verso il basso. La direzione nord - sud in questo caso è similitudine assai appropriata, intanto per quella assonanza con la tendenza al calo della popolazione e poi perché quelle fughe più o meno precipitose hanno visto la gente della montagna ruzzolare veloce verso quella che allora sembrava la panacea di ogni male, quello che oggi mi piace semplicemente definire il miraggio delle marine. Verrebbe da dire che forse è legato tutto alla sorte, tanto la sorte si sa è la spiegazione utile ogni qualvolta ci si stanca nel trovarne una più convincente, potremmo però anche dire e forse questo è più corretto, che i fenomeni storici non vanno mai stigmatizzati a distanza di decenni, vanno piuttosto contestualizzati per capirne i prodromi e la lenta evoluzione. Considerazioni a parte, la condizione del nostro entroterra oggi non è più da svelare, è sotto gli occhi di tutti, di quelli che si sono ormai assuefatti e di tutti gli altri, parlo dei i più giovani quelli nati nella seconda metà degli anni ottanta che del nostro entroterra non conoscono altre facce se non questa. Ci sono centri ormai disabitati da più di trent’anni, ve ne sono altri il cui processo di spoliazione umana è stato più lento e graduale, un processo che ha modificato la sostanza dei luoghi, trasmutandoli da centri vitali in meta per le gite di appassionati, cultori della storia e della natura o semplici nostalgici di un passato che oggi cerchiamo con sempre maggiore insistenza, una pratica quest’ultima che mi fa venire in mente da un lato “Il Senso dei Luoghi” di Vito Teti, dall’altro la teoria dei “Non luoghi” di Marc Augè . Proprio su queste due opposte analisi e sull’ultimo aspetto esaminato ho riflettuto stamane affacciandomi al balcone di casa in una fresca mattina di fine ottobre. Guardando ad est il panorama che vedo ormai da una vita è quello divenuto nel tempo assai familiare, la sagoma di monte Cerasìa e a fianco quella del monte che sovrasta l’abitato di Pietrapennata, per intenderci la parte montana di Palizzi. È un po che non vado a Pietrapennata, una volta ci andavo spesso perché più di tanti altri luoghi quello mi ha sempre affascinato in modo particolare, non so spiegare bene il perché. Per spiegare quel posto molti usano richiamare gli scritti ed i disegni di Edward Lear, altri suggeriscono storie di un passato lontano, più o meno credibili, altri ancora si limitano a scattare qualche foto suggestiva da consegnare ai social con gli opportuni commenti a corredo. In molti colgo la mia stessa attrazione ed allora mi ripeto che su quello spartiacque naturale, tra quei ruderi, tra quegli alberi secolari, tra quei panorami splendidi che ti proiettano in un’altra dimensione, tra quelle case dove ancora trovi qualche anziano pronto a darti retta con garbo ed accoglienza, c’è un fascino intrinseco che non è una tua semplice illusione, è qualcosa di più reale e concreto, è qualcosa avvertita da tanti, ecco appunto, da tanti non da tutti perché per un certo fascino, per certe sensazioni, per certi stati d’animo non bastano quei panorami, quei vicoli, quella natura e quei paesaggi, serve necessariamente uno spirito capace di rintracciare in tutte quelle componenti qualcosa di magico, servono occhi, cuore e sensi predisposti a leggere sfumature che non tutti colgono. Negli anni ho capito quanto sia sottile la linea che divide le differenti interpretazioni su i luoghi, le persone e gli accadimenti della vita.  Ho imparato che i luoghi anche quelli abbandonati sanno parlare al pari di quelli assai affollati, ma il messaggio che arriva non è uguale per tutti e forse la bellezza sta proprio in questo, nel fatto che quei luoghi diventino un libro che ognuno potrà leggere secondo il proprio bagaglio di esperienze, secondo le proprie attitudini, secondo la propria sensibilità, perché se lasciamo per un attimo da parte le certezze della storia, quelle certificate su cui di certo nessuno potrà disquisire, rimane quella parte legata all’immaginazione che è forse la più affascinante, un aspetto che in luoghi come Pietrapennata avverti fin da subito già dopo quell’ultimo tornante superato il quale ti si para di fronte quel grappolo di case addossate alla roccia. Arrivi, parcheggi e quel silenzio inizia a parlarti di tante cose che solo tu puoi capire, quel luogo ha una grande pazienza, una straordinaria lentezza e un grande bagaglio, tanto grande da riuscire a tirare fuori una storia mai uguale, una storia diversa per ogni interlocutore, ecco tu parcheggi, inizi a camminare nel silenzio e d’un tratto quel luogo sceglie la storia giusta per te, è semplice, è questione di empatia, di vibrazioni, di pazienza e di voglia di ascoltare. La bellezza nel riprendere la via della marina sta nel lasciarti alle spalle quei luoghi con la certezza che rimarranno la ad aspettarti immutati, in quel momento senti che il viaggio è valso a qualcosa, senti che ci sono luoghi che nella loro semplicità custodiscono storie continuamente differenti pronte ad essere regalate a chi avrà la pazienza ed il gusto di apprezzarle.                                  

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