martedì 9 giugno 2015

SULLE ORME DI LEAR PER RISCRIVERE LA STORIA


Sono lunghi e pieni di ostacoli i percorsi verso la gloria, ve ne sono alcuni programmati che per essere battuti necessitano di lunghi periodi e di tanta pazienza, ve ne sono altri per i quali serve egual pazienza, ma il risultato è meglio di quello che ti aspettavi quando, una volta partito non avevi ben chiaro neanche quale sarebbe stato l’approdo.
Quando nel 1847 lo scrittore e paesaggista inglese Edward Lear giunse in Calabria percorrendo a dorso di mulo l’Aspromonte, difficilmente avrebbe potuto immaginare che a quasi 150 anni di distanza ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe mutuato quell’esperienza rivisitandola e riproponendola in chiave moderna. Certo l’intento è diverso, ma poi se vogliamo neanche tanto, il senso dell’esplorazione, la voglia di conoscere posti nuovi vivendoli dal di dentro, un mix ch si ripropone in modo ciclico, è nella natura dell’uomo. A Bova, in una delle tappe principali di Lear in quel suo fantastico viaggio, è successo proprio questo, era il 1990 quando, in un frangente storico segnato da un’inarrestabile emorragia di uomini e di menti, qualche giovane ha l’intuizione che non ti aspetti, mosso dal bisogno di aggregazione, in un momento in cui ad aggregare è soltanto la voglia di fuga verso le marine. Nasce in quell’anno la Cooperativa San Leo, il cui nome, dedicato evidentemente al patrono del paese suona quasi come un estremo tentativo di votarsi ad un’entità superiore nella speranza di sfuggire ad un destino ineluttabile. Il percorso della coop non è tra i più chiari per progetti e prospettive, tra le certezze c’è solo la voglia di fare squadra cercando di invertire la tendenza, come ci conferma Mimmo Cuppari, lui che con la Coop ha  percorso i primi passi diventandone a pieno titolo memoria storica. “In quell’autunno del 1990 - dice Mimmo - non sapevamo certo dove volevamo arrivare, mossi solamente dalla voglia di stare assieme e la necessità di recuperare le spese ci suggerì l’intuizione di partire col commercio di frutta. Poi come spesso capita per le cose migliori, tante succedono per caso, incontri fortuiti col destino che segnano la strada maestra e che ti portano dove mai avresti pensato. Era il 1992, quando Alfonso Picone, giovane guida del Club Alpino della sezione di Reggio Calabria giunge a Bova di rientro da una puntatina in montagna, è il segno del destino, è l’appuntamento che tutti avevamo e che nessuno di noi sapeva di avere. Un’occhiata al centro storico, uno sguardo alle case, una battuta lanciata così, quasi per gioco, un’idea tutt’altro che bizzarra ed ecco partire un percorso lungo che continua ancora oggi che la coop San Leo ha cambiato il suo volto, il volto di Bova e soprattutto il modo di fare turismo in Aspromonte. L’idea è tanto semplice quanto geniale, utilizzare le case del centro storico mutuando il tipo di ospitalità offerta a Lear solo qualche annetto prima, utilizzare magari poi anche quei percorsi rivisitati e corretti, utilizzare lo stesso mezzo di trasporto, l’asino che era stato leale compagno di viaggio lungo i viottoli accidentati dell’Aspromonte della metà dell’ottocento, offrire poi anche la possibilità di stare a diretto contatto con le famiglie del luogo vivendo un’esperienza assai particolare e per certi aspetti sicuramente unica”. È felice Mimmo quando racconta, glielo leggi negli occhi e a giudicare dai numeri ha davvero ragione, sono i numeri a testimoniare la bontà di un’equazione che spesso molti dimenticano, quella data dalla sommatoria di fattori come l'impegno, l'intuizione, la passione e certamente anche un pizzico di buona sorte, quella che spinge a rimanere legati alle proprie radici. “Dopo due anni di rodaggio - dice Mimmo - il primo vero gruppo gestito dalla coop arriva nel 1994, parallelamente nasce l'attività legata all'ospitalità diffusa, ma ti do un dato assai curioso, grazie alla nostra esperienza l’Aspromonte diventa infatti antesignano in Italia rispetto al percorso legato alla nascita del turismo sul modello del B&B, all’epoca privo di qualsiasi normativa, il B&B avrà una sua norma di riferimento soltanto in coincidenza del giubileo del 2000. Quella della nostra Coop è un’offerta che negli anni è cresciuta allargando i propri orizzonti, partendo dall’Aspromonte e abbracciando buona parte del Mediterraneo, oggi i tanti ragazzi che lavorano con noi come guide esperte o solo autisti, toccano i maggiori Parchi nazionali del Sud Italia e non solo, dal Cilento ai Nebrodi, dalle Madonie al Pollino, dall'Etna alle Isole Eolie per arrivare addirittura in Grecia ed Albania. È una risposta occupazionale importante in un periodo di vacche assai magre, ma è un’esperienza che oltre alla parte squisitamente economica, ha aiutato e continua ad aiutare molti giovani in un percorso di crescita culturale che può avvenire solo attraverso il contatto con realtà nuove. Al momento, solo nel centro storico di Bova possiamo contare su una cinquantina di posti letto, offrendo un'opportunità occupazionale a circa dieci giovani del posto più qualche altra unità impegnata di volta in volta nei trekking. Un altro dato importante - conclude Mimmo -  di cui andiamo fieri è quello legato all'esportazione del nostro modello di ospitalità anche in Basilicata ed in particolar modo a Matera, una delle nostre tappe dove ad oggi è nato grazie al nostro input un circuito di B&B ai quali ci appoggiamo durante le nostre uscite”. È un’Aspromonte diverso quello offerto dalla Coop di Bova, una lunga strada di speranza che si snoda tra letti di felci, valloni e dirupi, centri abbandonati e famiglie accoglienti, ma anche e soprattutto panorami mozzafiato che invitano a riflettere e spesso a tornare, c’è chi a Bova e in Aspromonte è arrivato da viaggiatore per non andarsene più, c’è che è andato via portando nel cuore volti e paesaggi, c’è chi a Bova c’è nato, come Mimmo e i tanti ragazzi della San Leo, decidendo di rimanerci per apporre in calce la propria firma, scegliendo di riscrivere un pezzo di storia e magari regalarla a chi avrà la pazienza di volerla leggerla.

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