Più passa il
tempo più mi convinco di una cosa: nella vita ci sono intuizioni che fanno la
differenza, lampi di genio che spostano la lancetta, bloccandola o facendola
schizzare in avanti, deviando spesso e volentieri il corso degli eventi.
Pensare ad un romanzo che descriva e nel contempo riscriva in un certo senso un
capitolo particolare della storia della nostra montagna e della sua gente
dell’ultimo quarantennio è già, di per sé, una grande intuizione; regalare,
poi, al grande pubblico una trasposizione cinematografica di tutto questo
completa l’opera e lo fa in modo a dir poco geniale. Sto parlando,
naturalmente, di Anime Nere,
opera prima dello scrittore Gioacchino Criaco da cui è stato tratto l’omonimo
lavoro cinematografico di Francesco Munzi.