Di Saverio
Zavettieri* e Gianfranco Marino*
“Il paese
delle faide” è questo il titolo della nota apparsa qualche giorno addietro
sull’edizione online del Sole 24 ore a firma Mariolina Sesto, dedicata alla mancata
presentazione di liste in occasione della prossima tornata elettorale di
giugno, valida per il rinnovo del consiglio comunale di San Luca .
A dire il
vero la parte dedicata a San Luca è solo il terzo paragrafo di un pezzo più
ampio che prende in esame da nord a sud la condizione di alcuni piccoli centri
montani che scontano una reiterata vacatio di rappresentanza amministrativa. Il
pezzo dal titolo “Elva, Cencenighe, San Luca: paesi d’Italia dove non si trova
un candidato sindaco”, parla di isolamento geografico, di difficoltà
logistiche, di un calo di “vocazione” alla politica, puntando poi l’indice
sulle continue emorragie umane e su un calo demografico progressivo che oggi
presenta un conto assai salato ridisegnando la storia di tanti piccoli centri.
Questo il quadro anche parecchio fedele se ci si ferma dalle parti del cuneese
o se al massimo ci si sposta verso il bellunese. Diversa la situazione se si
scende più a sud, dove l’incipit di chi scrive si trasforma regalando un
impatto assai diverso, un olio su tela su fondo nero dove le motivazioni
dell’assenza di democrazia sono da ricercare, manco a dirlo, nella presenza
ingombrante e perniciosa della ‘Ndrangheta. Di seguito il breve commento
dedicato al caso San Luca: “E poi c’è il meridione il paese di San Luca (parte
della città metropolitana di Reggio Calabria) tristemente noto per essere il
cuore della ’ndrangheta. Qui vivono quasi quattromila abitanti alle falde
dell’Aspromonte ma nessuno si è candidato. Quattro anni fa il comune è stato
sciolto dal Governo per infiltrazioni mafiose. Nel 2015 finalmente fu
presentata una sola lista “Liberi di ricominciare” che però non ottenne il
quorum sufficiente per amministrare. Quest’anno nessuno si è fatto avanti. La
paura la fa da padrona dopo la sanguinosa faida culminata nella strage di
Duisburg dell’agosto 2007, quando furono uccise sei persone. Ma la paura,
l’isolamento montano e la piena occupazione possono giustificare l’abbandono?
Questo sì sarebbe un bel dilemma da porre alla classe politica”.
Conciso,
stringente e impietoso lo spazio dedicato a San Luca ed al suo mancato
appuntamento con la democrazia, certamente molto più che per gli altri centri
presi in esame. Gli ingredienti, quelli che si trovano a buon mercato ci sono
proprio tutti, dalle faide, al bollino rosso dell’identificazione geografica, o
se preferite cambiare colore c’è sempre il nero di sottofondo, quello del
quadro appena dipinto, rosso o nero fa comunque poca differenza, ogni colore
indica una particolarissima denominazione di origine protetta e nel caso di San
Luca è facile anche lasciare intendere, protetta da chi. La nota sul paese di
Alvaro si guarda bene dal lanciare interrogativi, chi scrive non fa e non si fa
domande, trovandosi evidentemente di fronte ad una sentenza già scritta. Ma
anche non volendo, il veloce graffio su San Luca qualche spunto di riflessione
lo lancia. La ‘Ndrangheta ad esempio è vero c’è non la scopriamo certo oggi e
su questo c’è poco da capire. Vorremmo invece capire perché non ci si chiede
come mai nei piccoli comuni non ci sia più interesse per la pubblica
amministrazione, ma solo indifferenza e rifiuto. Capiamo bene che l'utilizzo di
marchi preconfezionati è cliché ormai in voga, ma può essere solo la
'Ndrangheta, per quanto pervasiva e perniciosa il motivo della mancanza di
democrazia, o l'assenza di qualunque forma di vita democratica è anche frutto
di una latitanza dello Stato che si prolunga ancora più dei commissariamenti di
recente memoria ? Viene spontaneo pensare alla dicotomia offerta ad appena poche
settimane di distanza da due elementi che fanno assai riflettere, la mancata
presentazione delle liste a San Luca che giunge subito dopo l'inaugurazione in
pompa magna di un mega campo sportivo che dovrebbe servire come momento di
aggregazione e formazione per i giovani e che rischia di rimanere invece una
cattedrale nel deserto se non supportata dal l'impegno della ripresa della vita
democratica e da un vero protagonismo della società civile.
Quella consumata
sul prato del comunale, è stata una giornata di festa e sport che a sentire le
tante personalità presenti per l’occasione, sfilate a turno davanti alle
telecamere, si poneva come una prova di fiducia dello stato verso una comunità
cui doveva corrispondere analoga apertura di credito, ma le forze politiche e
le forze sociali della comunità chissà perché erano in larga parte assenti.
Quel giorno c'eravamo anche noi, certo non in tribuna VIP, ma su quelle
gradinate rimesse a nuovo e a dire il vero, scolaresche a parte, di gente di
San Luca non ne abbiamo vista tantissima. Quelli che abbiamo incrociato e
sentito lamentavano, sempre a basa voce e con la dovuta cautela, lo scarso
coinvolgimento della comunità rilegata ad un ruolo passivo, pur trattandosi
della stessa comunità che vota puntualmente in tutte le consultazioni
elettorali, provinciali, regionali e nazionali, riservando ampi suffragi alle
forze di Governo ma non trovando stranamente interesse ad esprimere il proprio
voto proprio in occasione dell'elezione del governo locale. Tutto abbastanza paradossale
e certamente assai rappresentativo del clima di sfiducia che si respira da
queste parti nei confronti delle istituzioni, sfiducia che diventa il migliore
terreno di coltura per la criminalità organizzata.
*Associazione
Culturale Bova Lyfe
*Giornalista
Interessante e molto ben scritto. Vale soprattutto come stimolo ad approfondire, a cercare di capire, ad evitare le risposte preconfezionate, a non rifugiarsi nei luoghi comuni. Cosa c'è davvero dietro il rifiuto di contendersi proprio il livello locale di potere, da parte di chi non ricusa di partecipare alle elezioni dei livelli di potere più alti?E' la domanda cardine da porsi, sulla quale non si può non essere d'accordo.
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