Inauguriamo oggi una nuova rubrica dedicata agli affetti collaterali della pandemia, "Letteratura pret a porter", questo il titolo di uno spazio che abbiamo voluto dedicare all'analisi dei tantissimi risvolti di carattere sociale connessi a questo periodo di lockdown. L'idea nesce su input della collega ed amica Maria Zema che ringrazio per aver voluto condividere con me l'esigenza di esternare, ognuno a proprio modo un sentimento, una propria visione figlia di un frangente storico che ci ha profondamente segnato, non spegnendo però la nostra passione per la scrittura e soprattutto per un'ironia mai come oggi necessariamente dissacrante, terapeutica......
Capitolo primo: Librerie selvagge
Lo so, è un periodo cupo quello che stiamo vivendo: da
mesi sospesi in una bolla senza tempo, dentro la quale si sono cristallizzati
neuroni, empatia e relazioni. E sì, lo so: è necessario. E non c’è nessuna
rivendicazione libertaria in questo mio scritto tranne quella (legittima) alla
leggerezza: “planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”.
L’esatto contrario della superficialità. Calvino è un grande e andrebbe riletto
ogni tanto. E forse anche metabolizzato. Ma non divaghiamo. Chiusi in casa,
abbiamo assistito ad un tripudio di esternazioni di pensieri e opinioni come se
non ci fosse un domani; lo sfondo, imprescindibile, una bellissima, vastissima
e stipatissima Libreria. Tutti, ma proprio tutti, non esternano se non davanti
alla libreria! È il nuovo must have delle dirette parlanti, è lo sfondo
rassicurante di chi pensa, mentre ascolta: “Ammazza!! Li avrà letti tutti?
Allora posso fidarmi”. Nuovo status sociale tra chi ce l’ha e chi non ce l’ha.
Dimenticatevi i selfie dal bagno, dalla camera da letto, pose allusive e bocche
sensuali: i libri hanno un altro appeal. Non c’è storia! E pazienza se in tutti
questi anni di presentazioni, incontri con l’autore, letture di strada, di
piazza e in libreria, siamo stati sempre i soliti quattro gatti:
costruire una
libreria adeguata esige disciplina inflessibile e impegno totalizzante, non sia
mai che, poi i dorsi delle copertine non si intonino con i divani o le tende!
Legittimamente in molti si sono assentati, a loro va tutta la mia ammirazione,
non foss’altro che per le doti di preveggenza dimostrate. “Dimmi quali libri
leggi e ti dirò chi sei”: consci di questo dogma culturale non ci si poteva
improvvisare assemblatori di librerie significative: occorreva selezionare
accuratamente i libri: quali quelli in primo piano, quali quelli che vanno
individuati subito, quali quelli accessori. Leggere non serve, l’importante è
sistemarli bene. Il peso della cultura direttamente proporzionale alla
lunghezza e imponenza della libreria sullo sfondo.
Un’illiminazione:
è dunque questo il vero motivo per cui siamo stati per anni soli e sconsolati e
oggi, siamo gli unici a non poter fare un collegamento video degno di questo
nome. Era evidente che non avevamo capito, e mi duole riconoscerlo anche a nome
dei quattro gatti: lungimiranza ci voleva, non letture, condivisione e
partecipazione. E un buon arredatore d’interni.
Di Maria Zema
Cara Maria, prendo
la palla al balzo ringraziandoti per questo tuo prezioso input. Questa tua riflessione che trovo meravigliosamente ironica
ed allo stesso tempo amara, mi consegna una sponda ideale per continuare a riflettere
a mia volta sui tanti effetti collaterali emersi in questo frangente assai onirico.
Al di là dei risvolti di carattere sociale ed economico che certamente assumono
e assumeranno ancora di più in un prossimo futuro proporzioni assai grevi,
trovo straordinaria nella sua semplicità l’idea di focalizzare l’attenzione su
aspetti per così dire più leggeri che da un lato aiutano ad abbassare la tensione
in una fase davvero difficile per tutti, dall’altra fotografano in modo direi
affatto banale alcuni lati peculiari di una società la cui innata ed
involontaria “comicità” la cui proverbiale teatralità, saltano alla ribalta in
ogni occasione, specie in quelle emergenziali, per loro natura quasi mai
gestibili da un punto di vista razionale. Insomma come dire, in ogni tragedia
italiana si innesta sempre a fare da contraltare anche una parte di commedia
che fa correre la mente al cinema di genere, a quai filoni del cinema
all’italiana del ventennio 60-70.
Quella che stiamo vivendo è una condizione del
corpo ma ancora prima della psiche dove ognuno reagisce a modo proprio a
sollecitazioni repentine e violente come scosse elettriche che ci fanno
apparire tutto eccessivamente surreale, spaventoso o edulcorato. La
dissociazione spazio temporale tipica delle condizioni di costrizione fisica e
di clausura forzata, produce effetti strani, ma certamente non cancella il
nostro modo di essere, anzi lo amplifica, lo distorce, lo acutizza facendo
venire a galla gli aspetti ossessivi al pari di quelli grotteschi. Appare dunque evidente come ed in quale misura
le “storture culturali” unite a quelle di “costume” possano spaziare in questi
frangenti assorbendoci e identificando a trecentosessanta gradi la nostra
natura per così dire pittoresca, consentimi l’eufemismo, coinvolgendo gli aspetti
più variegati della vita privata, quella che i social fanno diventare mai come
adesso pubblica. Volendo accennare a qualcosa, ma avremo modo e materiale per
farlo da ora in avanti senza alcuna pretesa attraverso questa rubrica, prima di tornare su quello che capisco essere lo “scottante
affaire librerire” attraverso cui certamente, e correggimi se sbaglio, hai
voluto tributare un doveroso omaggio ad una professione tanto importante, anzi
direi determinante, quanto ingiustamente discriminata come l’arredatore di
interni, consentimi di aprire una brevissima parentesi agrodolce, all’interno
della quale, a denti stretti vorrei accennare ad un sorriso. Tra le tante
follie del momento abbiamo potuto ad esempio saggiare in tutta la sua “lucida e
plateale esagerazione” la solerzia delle forze dell’ordine che hanno sposato la
missione #NoCovid con inusitato piglio militaresco, perché in certe cose ci
vuole sangue freddo, ci vuole destrezza e a dirla tutta anche responsabilità e
coraggio. Così abbiamo letto di coppie di amanti assaltate in macchina con
azioni alla Rambo, preti multati perché portavano in giro il crocefisso,
vecchiette a passeggio col cane che a momenti hanno rischiato di venire stese
con un colpo di karatè, ma l’elenco sarebbe ancora lungo e sarà opportuno
dedicarvi un capitolo a parte. Tornando alla questione librerie, per chi come
me ha condiviso in questi lunghi anni di vuoti, calure stive e allucinazioni,
le piazze semideserte a cui ti riferivi, la considerazione nasce spontanea.
Inutile sottolineare oltre quella che è la natura fuorviante dello schermo, che
autorizza a mistificazioni più o meno marchiane della realtà, ma d’altra parte
capirai bene come tutto possa apparire estremamente più comodo, perché in
sostanza riflettendo, il gioco delle inquadrature è arte assai sottile che
regala illusioni difficilmente svelabili, e se la cosa dovesse mettersi male e
qualcuno collegato in video conferenza dovesse fare inavvertitamente qualche
domanda scomoda richiamante qualche titolo alle tue spalle, c’è sempre il
jolly da giocare, la connessione che se ne va di colpo. Insomma, parrebbe dunque che d’incanto
una buona libreria, ricercata per come da te evidenziato, nei colori e nella
scelta dei titoli in bella mostra, unita ad un abbigliamento consono, possa davvero
mascherare non solo tutte le manchevolezze di contenuti, ma anche quelle di
forma. Chi vuoi si accorga, se dalla cintola in giù sei in mutande e sullo
schermo invece di Calvino o Sepulveda, sei collegato sulla schermata di Porn
Hub alla categoria milf ? ecco è questo il bello, la rete ci consente tutto o
quasi, ci fa diventare quello che in realtà non siamo, ci regala un benefico,
fugace ma soddisfacente sentimento di rivalsa nei confronti di chi, non capendo assolutamente nulla della vera sostanza, ha preteso di insegnarci che nella vita lo studio conta e la forma non può mai sostituire il contenuto. Tutto questo ci catapulta in una ideale
farsa carnevalesca che se vogliamo può anche essere senza soluzione di continuità. Quindi tutto sommato direi, anche
in modo un po’ caustico, ben venga la quarantena, sperando che l’onda lunga delle
librerie possa contagiare anche più di quanto abbiano fatto il Covid e i siti
per incontri etero, proliferati in questi due mesi e cresciuti secondo stime
ufficiali dell’800%. Per ora, rimandandoti al prossimo appuntamento, ti saluto
con l’augurio e la speranza che questo benefico effetto possa essere traslato
anche nelle piazze e nei salotti letterari, dove a questo punto, legittimamente
ci dovremmo attendere che arrivi molta più gente…..possibilmente non in mutande.
Di Gianfranco
Marino
Riflessioni profonde e veritiere. Bravi entrambi.
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