“Eu su dill’Asprumunti di la Mmendulìa di
Mesapotamò la campagna aundi criscìa”. Ci diede il benvenuto a modo suo Bruno Stelitano, quando, qualche anno
addietro lo raggiungemmo a Melito Porto Salvo in casa sua, la sua nuova casa da
più da quarant’anni, perché Bruno in realtà è un figlio di Roghudi uno di
quelli che in quell’angolo di montagna abbandonato troppo in fretta hanno lasciato il cuore.
Ha
due occhi profondi di chi la vita la sa leggere col suo carico sofferenze non
sempre dispensate in modo equo. Non è uno come tanti Bruno, è uno che della vecchia Roghudi sa davvero tutto, lui che anche ora a distanza di tanto tempo
per la sua gente rimane “Brunu lu guardia” proprio così, perché prima di
congedarsi da impiegato comunale ha ricoperto per dieci anni il ruolo di
guardia municipale e campestre. Con lui ad accoglierci in un freddo pomeriggio
di domenica di inizio primavera c’erano la moglie, la figlia, qualche nipote e
un piccolo cagnolino che ci diede il
benvenuto in modo a dir poco esuberante provando con i denti la consistenza dei
miei pantaloni. Niente paura ci disse la signora, fa così ma poi è buonissimo.
Ci accomodammo in cucina e chiesi subito se gli avesse fatto piacere condividere
con noi qualche aneddoto sulla sua esperienza lavorativa, gli chiesi di
regalarci qualche cartolina di un Aspromonte che ormai da tempo non c’è più. “Nina prepàrandi nu cafè. Gianfranco da dove
volete che comincio ? a guardarla oggi vecchia Roghudi non si può neanche immaginare cosa fosse, era
un brulicare di gente per quelle viuzze strettissime dove tutto sommato stavamo bene. Facciamo così
parto dall’inizio, parto da Mesapotamò la zona che mi ha visto nascere, la sono
stato fino all’età di 7 anni poi fino ai 18 sono stato in collegio a Reggio
Calabria a studiare prima in quello di Sant'Antonio
poi a San Prospero. Tornato a Roghudi
dopo una breve esperienza nella capitale ho iniziato a lavorare nel 63 come
guardia municipale e campestre. Dieci anni in cui mi dividevo tra il lavoro di
controllo alle’sterno e le mansioni all’interno degli uffici comunali cui ero prestato a causa della carenza di
organico. Dal 73 in poi fui trasferito in pianta stabile alle mansioni di
ufficio” Nel 71 il trasferimento in marina, prima di proseguire mi
piacerebbe sapere come avete vissuto quei momenti. “toccate un tasto dolente, come volete li abbia vissuti, vi dico solo
questo, quando raccogliemmo con mia moglie le poche cose e ci avviammo con le
bambine a lasciare il paese mi girai verso casa e mi misi a piangere, era il 10
Marzo del 71, pensai che stavo lasciando
la mia casa, mio padre sepolto la e con lui anche i tanti sacrifici che aveva
fatto per tirarmi su, giudicate voi quale poteva essere il mio stato d’animo”.
È rotta dalla commozione la voce di Bruno una commozione che ci coinvolge.
Scusate la parentesi, torniamo al passato raccontatemi qualcosa. “nessun problema, figuratevi. Dunque un anno dopo
avere preso servizio mi sono sposato, era il 64 nel 65 è nata la mia prima bambina.
Quelli a Roghudi sono stati anni durissimi ma belli,la mattina il lavoro in
Comune il pomeriggio a dare una mano a mia moglie nella gestione di un piccolo
negozio, un bazar dove si vendeva e si
comprava di tutto, dalla merceria ai generi alimentari.
Ecco mi avete
suggerito una domanda, quali attività c’erano a Roghudi ? all'epoca c'erano quattro generi alimentari, una macelleria, un tabacchi e diversi bar o comunque luoghi dove
si giocava a carte e si beveva vino. Ora vi racconto un episodio curioso di
quando conobbi il glottologo tedesco Rohlfs.
Lui comparve in comune a Roghudi in un n giorno d’inverno dicendo se fosse
possibile trovare alcuni anziani per una ricerca sui proverbi, il sindaco non
c’era e lo feci accomodare dietro la sua scrivania portando alcuni anziani che
si sedettero all’interno della stanza. In quel momento arriva il nuovo
segretario che prendeva servizio proprio quel giorno, avvicinatosi alla stanza
sente Rohlfs che ripete a voce alta una filastrocca intrisa di parolacce
irripetibili. Trovo il segretario basito davanti alla porta che non riusciva
neanche a parlare, fino a quando non gli spiegai che si trattava di uno studioso
che raccoglieva antichi proverbi, solo a quel punto mi guardò e sorrise.
Evidentemente il poveretto aveva scambiato Rohlfs per il sindaco credendolo in stato confusionale. Vi lascio immaginare che
siparietto da ridere”. Qual’era in quegli anni l’organico del comune ? “c’era appunto il segretario, poi c’erano un
applicato, un vigile ed il custode del cimitero mentre un’altra particolarità
era quella della riscossione del dazio, Roghudi era infatti l’unico comune
della provincia a riscuoterlo in proprio. Poi c’è un’altra cosa assai curiosa. Come di certo saprete, la frazione
Ghòrio rappresenta in realtà un vero e proprio paese a se, appena due
chilometri più a monte e le questioni di campanile sono state nel tempo sempre
accesissime, toccando il culmine nei periodi elettorali. Mi spiego meglio,
quando c’erano le votazioni comunali si attuava una curiosa alternanza, ad un
sindaco che proveniva da Roghudi doveva necessariamente seguire uno proveniente
da Ghòrio ed allo stesso tempo si attuava un altro curioso incrocio, se il
sindaco proveniva da Roghudi il resto della giunta era scelto tra i candidati
della frazione, insomma una sorta di tacita compensazione. Oltre a quello del segretario con Rohlfs,
immagino quanti altri aneddoti ! “certo
gli aneddoti sono tanti ma così su
due piedi non mi vengono davvero in mente, però qualcuno lo ricordo, più che aneddoto si
tratta di una situazione per molti rimasta misteriosa. Ad un certo punto, non
ricordo bene l’anno, comunque tra la fine degli anni 60 e l’inizio del decennio
successivo comparve in paese un professore greco ospitato nella canonica della
chiesa. In paese tutti lo conoscevano come uno studioso giunto dalla Grecia per
motivi di studio legati alla lingua.
Il professore si integrò benissimo e
passava le giornate ad insegnare musica ai bambini ed ai ragazzi. Stette in
paese per qualche anno, ne perdemmo le tracce all’indomani del trasferimento
dell’abitato in marina e la storia finì la, fino a quando scoprimmo solo a
distanza di tanto tempo che si trattava di un rifugiato politico giunto da noi
per sfuggire alla dittatura dei colonnelli. Scoprimmo inoltre che l’uomo, di
cui non ricordo il nome, dopo il 74 una volta caduto il regime fece rientro in
patria ricoprendo anche prestigiosi incarichi nel parlamento greco. Gianfranco dovete
tornare a trovarmi perché ci sono tante cose che vi voglio raccontare, per ora
vi ringrazio. Per cosa signor Stelitano ? “per avermi fatto ricordare momenti particolari della mia vita. Quello
che provo per Roghudi non è un semplice ricordo è un amore mai dimenticato e
quando ne parlo sento una stretta al cuore”. Grazie a voi signor Stelitano,
vi lascio con l’impegno di rivederci.
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